domenica 30 agosto 2015

Nihil admirari

Internet è un posto bellissimo. È un posto in cui la gente tira fuori il meglio e il peggio di sé in una maniera così grottescamente semplice da rendere inutili, quasi ridicoli, tutti gli esperimenti psicologici volti a dilatare intenzionalmente lo spettro dell'emotività umana. Tuttavia, una tale macchina miracolosa ha bisogno di un carburante altrettanto peculiare e credo di poterlo individuare con una certa accuratezza negli scandali, luculliano pasto di cui si nutre questo Erisittone elettronico che, quando non ne trova al di fuori di sé, sa come crearseli. Lo scandalo su Internet, questo gioioso e spietato compendio d'umanità, può essere costituito da tutto: avvenimenti più o meno insoliti, ingiustizie dal carattere più o meno marcato, ma anche fatti di ordinaria e irrilevante quotidianità elevati a bizzarrie da circo da gente annoiata dalla constatazione della vanità della propria esistenza in cerca di un motivo qualsiasi per essere ricordata dai posteri. Nonostante alla terza categoria fra queste io stessa abbia appena dedicato una menzione particolarmente lunga, trovo che la più interessante resti la seconda: le ingiustizie, ovvero il male quotidiano. La gente si sorprende, si meraviglia del male e della sua stessa esistenza. Si scandalizza per il politico che ruba, per il criminale che stupra le ragazzine, per la moglie che ammazza il marito e via dicendo. Da un lato mi fa abbastanza piacere che a far notizia sia il male, considerato ancora come l'eccezione, e non il bene (tremo all'idea di un mondo in cui i telegiornali trasmettono le buone notizie per consolare la popolazione), ma dall'altro i nasini che si storcono indignati per un banale furto ai danni dello Stato o per l'ennesima strage familiare mi strappano al massimo qualche sorriso.
Studiare e appassionarsi alla storia è qualcosa che ti cambia davvero la vita e fa sentire quasi superfluo il desiderio di conoscere cosa avverrà nel futuro: ti fa uscire dal piccolo angolo della piccola epoca in cui ti ha relegato la sorte e ti pone al centro della stanza del tempo (non gasatevi, non è Dragon Ball). Ti mostra nella maniera più naturale del mondo che tutto quello che accade e potrà mai accadere è già accaduto. Che bisogna avere un po' di pazienza con chi rimane stupefatto alla notizia degli inciuci, non so, nella Roma repubblicana o nella Firenze rinascimentale, e tuttavia concepisce lo scorrere del tempo come una retta di un grafico a proporzionalità diretta, come una consolante linea obliqua che punta verso l'alto, come la rappresentazione più elementare del progresso. Il progresso, già. Sono ancora in molti a pensare che, col passare del tempo, l'umanità progredisca. Insomma, prima c'erano le candele e ora ci sono le lampadine, prima c'erano i piccioni viaggiatori e ora ci sono i telefoni, prima c'era la schiavitù e ora no, prima le donne non potevano votare e ora sì. Chi avrebbe mai il coraggio di dire che questo non è progresso? Nessuno, credo. O meglio, nessuno che sappia fare delle dovute distinzioni. Sia chiaro, non è che non credo che i miglioramenti non possano avvenire in linea generale, è solo che penso che il progresso vero e proprio sia mero appannaggio della scienza e della tecnologia: ogni anno si scoprono cose nuove e la conoscenza avanza, la nostra capacità di manipolare la natura si affina notevolmente e siamo tutti più contenti (beh, quasi tutti, ma quella è un'altra storia). Ma il nostro animo, i nostri sentimenti, tutta la nostra sfera emotiva, i nostri istinti... beh, quelli sono gli stessi da secoli: pensate alla nostra sublime capacità di rispecchiarci in una poesia di Catullo, in un trattato di Machiavelli, in un romanzo di Hugo. Ogni minuto amori e odi si intrecciano come dieci, cento e mille anni fa, e di conseguenza anche concetti come l'etica e la morale, che di concreto non hanno nulla, seguono la medesima scia. Ad esempio, perché mai dovremmo aver ragione noi e le nostre posizioni antischiaviste rispetto ad un dominus di duemila anni fa che sull'acquisto e lo sfruttamento di esseri umani basava il sostentamento della propria casa? I miei compagni d'epoca obietterebbero che noi diamo valore alla vita umana ed evitiamo la sofferenza, ma chi dice che la vita umana abbia valore? Gli uomini e le carte del nostro tempo, ma questa non è un'argomentazione valida. La teoria del miglioramento che avanza parallelo al tempo non ha ovviamente alcun solido pilastro su cui appoggiarsi, se non altro perché, per esempio, la parentesi nazista si colloca tra gli anni 30 e 40 del secolo scorso ma dubito che siano in molti a ritenerla un passo avanti rispetto alla Belle Époque, tanto per dirne una. Dunque, se si esclude un principio superiore all'umanità che stabilisca l'essenza del bene e del male proprio in virtù della sua natura superiore, ecco, io credo che tutti abbiano il diritto di stabilire cos'è bene e cos'è male. Noi abbiamo determinate leggi perché ci troviamo in una determinata porzione di tempo e di luogo, tutto qui, e quando tentiamo di giustificarle con il fantomatico buonsenso stiamo semplicemente dicendo che una cosa è giusta perché ci è stata trasmessa così. Il male, quindi, o quello che ciascuno percepisce come tale (e qui diamo per buona la concezione che ne è stata fatta in pressoché l'intero mondo occidentale, se non altro perché è quella che condivido io per buona parte quindi in caso contrario arrangiatevi), esiste da quando esiste l'umanità: non sarebbe meglio farsene una ragione? Non arrendersi, non accettarlo, non rassegnarsi: soltanto smetterla di cadere dalle nuvole e opporvisi giorno per giorno o, perlomeno, provare a farlo rientrare nei margini; il bene assoluto non è di questo mondo ma dobbiamo comunque tentare di avvicinarci il più possibile. A chi il male lo vede come una realtà quotidiana riesce più facile combatterlo rispetto a chi se lo figura come una specie di nemico di Sailor Moon che appare ogni tanto fra le pagine di cronaca e ha sembianze soverchianti tipo nuvolona nera di fumo generata da eruzione del Vesuvio. Assassini, imbroglioni e criminali vari proliferano sin dalla notte dei tempi: più che sperare in una loro redenzione di massa o in una utopica e subitanea cancellazione del male per effetto di qualche nuova legge (qualcuno crede davvero che dire agli stupratori che stuprare è sbagliato o ai ladri che rubare è sbagliato farà cessare le loro malefatte? insomma, loro non la vedono così, e se volete che facciano altrimenti dovete piegarli al vostro volere con la persuasione, non facendo leva su un ipotetico concetto di giustizia spacciato per universale solo perché condiviso dai più), credo sia meglio puntare alla propria educazione e quella della propria prole e iniziare a comportarsi bene da sé. Il male esiste. Nasce con noi e ogni volta che qualcuno pensa che si sia raggiunto il fondo e si meraviglia quando viene smentito perché ormai si è iniziato a scavare, esso si nutre del nostro sconcerto, della nostra incapacità e della nostra paura di fronteggiarlo. Ma il pozzo in cui viviamo non ha fondo; tutto è possibile. Non lanciatevi in grandi progetti, combattete le vostre piccole battaglie con la massima naturalezza di cui siete capaci: insomma, state buoni (e filosofi) se potete, tutto il resto è vanità.