giovedì 16 gennaio 2014

Albo signanda lapillo dies

Il rito della notte*, ovvero la serie di azioni che precede il crollo fisico nel giaciglio di Morfeo, qui dalla Pizia prevede una serie di strampalate quanto sorprendentemente quotidiane abitudini. Infilatami per benino nell'imbarazzante pigiama rosa coi brillantini e diventata ufficialmente ricercata per aver attentato con tale efferato gesto all'armonia della natura e alla pubblica decenza, decido di dedicarmi alle dissertazioni filosofiche mentre mi lavo i denti. Il risultato ottenuto si aggira nella media mensile attorno ai 16 dubbi amletici in più e ai 357 sputacchi di dentifricio impunemente scagliati contro l'immacolata superficie dello specchio, in quanto spesso e volentieri risulto incapace di limitare i miei deliri alla mia psiche (e questo blog ne è la chiara dimostrazione). Finalmente affondata nel fantastico piumone (probabilmente risalente all'epoca in cui mio padre faceva la leva militare) decorato con una scena di caccia alla volpe very british (e non sto scherzando), tiro fuori da un cassetto della scrivania una scatola eternamente semivuota di fiammiferi e un mozzicone di candela avanzato dall'ultimo pranzo di Natale per creare un po' di atmosfera e mi dedico alla preghiera, al raccoglimento dell'anima e al rilascio silenzioso di tutto il veleno accumulato durante il dì. Terminato il momento mistico, è la volta della lettura: un paio di sonetti medievali e un capitolo del Vangelo (l'ho già detto che sono una fan del Nazareno), giusto per rispettare la par condicio tra amor profano e amor sacro. Poi vai con la contemplazione: spalanco la porta-finestra e, nonostante il rischio costante di beccarmi una broncopolmonite, consumo dieci minuti del mio tempo a guardare le stelle. I mille diamanti di Nyx sono la cosa più spettacolare mai vista e ogni notte rinnovo la mia ammirazione per madre Natura, somma fautrice di siffatta meraviglia alla portata di tutti ma invisibile agli occhi di molti. Infine giunge il momento del resoconto: mi piazzo davanti al calendario e scrivo, di fianco al giorno che sta per terminare, la parola victa, che in latino gode del privilegio di essere il participio perfetto sia del verbo vincere sia del verbo vivere. La giornata è stata vinta perché anche per quest'oggi sono riuscita a sconfiggere il Tempo, e vissuta perché non mi sono limitata ad invecchiare di un giorno, ma l'ho fatto con stile.

* N.B. Il rito della notte può non svolgersi in caso di uscita con parenti/amici e alla vigilia di interrogazioni/compiti in classe importanti, in cui al massimo passo il tempo a dondolare istericamente sotto la scrivania.

3 commenti:

  1. Una cosa meravigliosa <3

    Ecco perché tu fai bei sogni :c

    RispondiElimina
  2. Stanotte mi è capitato di sognare una "versione alternativa" di quelli che poteva essere successo ieri sera. Al risveglio ho fatto molta fatica a distinguere realtà e fantasia xD

    RispondiElimina
  3. Il tuo rituale della buonanotte è WOW! ♡

    RispondiElimina