giovedì 13 febbraio 2014

De amore nesciendo - Vale, vita mea!

Il post di oggi ha due titoli. Il primo significa Sul non conoscere (o ignorarel'amore; sul secondo, invece, mi soffermerò più tardi.
San Valentino è alle porte e, sebbene la mia persona non abbia mai avuto nulla a che spartire con tale festività, trovo irritanti a pari merito sia le imbarazzanti effusioni virtuali delle vittime dell'alato pannoluto sia le frecciatine da parte dei single che rosicano blaterando di presunte cornificazioni tra partner. E vorrei comunicare a questi ultimi che, disgraziatamente per loro ma fortunatamente per noi, le coppie felici esistono: poche, forse, ma esistono. Non so se in tale novero possa essere pienamente ascritta anche quella formata dai miei genitori, fatto sta che però ogni anno papà sgancia rose e/o cioccolatini per la consorte e pure per la sottoscritta, la quale, nonostante sbuffi e invettive contro il consumismo selvaggio, segretamente apprezza entrambi i doni. I fiori, perché sono un'appassionata in incognito del loro linguaggio (certo, le rose sono banali, ma come dicono tutti è il pensiero quello che conta); i cioccolatini, perché colleziono messaggini dei Baci Perugina da tempi immemori e poi, vuoi mettere? ogni occasione è buona per strafogare.
Tuttavia, per quel che mi riguarda, l'amore è sempre stato connesso alla sfera dell'arte: ho visto l'amore in un quadro, l'ho letto in un romanzo, l'ho ascoltato in una canzone, ma non l'ho mai vissuto, e mai come ora ho realizzato che davvero l'arte è μίμησις, ovvero imitazione, della realtà. Per una volta, forse la prima in vita mia, sono dell'idea che l'arte non eguagli né migliori la realtà, ma semplicemente la... anestetizzi; i sogni e la bellezza sono fugaci e l'arte è, ahimé, troppo eterea per essere vera. Mi hanno sempre ripetuto che i libri non t'insegnano né l'amore né l'amare, che stavolta la scuola non serve a niente, che l'aver letto sonetti medievali non ti rende edotto circa la Cupidinis potestas. È una cosa che non ero mai riuscita ad accettare fino in fondo: è come dire che per capire quanto è profondo un burrone ti ci devi affacciare per forza. Poi, l'illuminazione. L'amore, per essere e per definirsi tale, ha bisogno dell'ἐμπειρία, l'esperienza. È una cosa così oggettivamente bella e superiore che non necessita di calcoli e supposizioni, di parole e descrizioni, che lasciano la persona insoddisfatta. Guardate il fondo dell'abisso e tutto sarà chiaro. L'amore vuole fatti compiuti alogicamente, vuole concretezza e follia.
Non conosco l'amore ma ne parlo lo stesso. O forse l'ho visto e non me ne sono accorta, mi è passato davanti e non ci ho semplicemente badato.
E qui ritorniamo al secondo titolo. Questo si riferisce ad un piccolo aneddoto che mi riesce alquanto difficile raccontare in quanto pregno di intimità, ma di cui, inspiegabilmente, sento il bisogno di parlare. Vale, vita mea in latino significa Addio, vita mia. Le parole italiane sono quelle pronunciate da mia nonna quando, stringendo in mano un fazzoletto, all'uscita della chiesa, ha salutato il carro funebre che si allontanava con le spoglie del nonno. Di quei pochi attimi ricordo che lei non piangeva: chissà, forse aveva già finito le lacrime, forse le erano rimaste bloccate in gola, forse non ne aveva mai avute.
Vale in latino era sia un saluto di commiato sia una formula fissa che ricorreva a conclusione delle epistole e il cui significato si aggira sostanzialmente sullo "stammi bene". Trovo che questa parola abbia una bellissima sfumatura esortativa e una pronuncia che si perde nel vento, ma contemporaneamente mi piace pensare che si sia realizzata la speranza che è all'origine del termine italiano "addio", il quale è, linguisticamente parlando, l'univerbazione delle parole a Dio [sottinteso vi raccomando], ma, grammatica a parte, ci regala l'idea che una persona che ne saluti un'altra per sempre la affidi, anche se ormai quasi inconsciamente, a chi ha più potere di tutti, sia in questo mondo, sia nell'altro, ovvero all'Amore divino che move il sole e l'altre stelle...

Nessun commento:

Posta un commento