giovedì 20 marzo 2014

Quod non fecit tempus, fecerunt homines...

Due sere fa ho visto The Monuments Men. Devo ammettere che è stato un bel film, anche se, dato il tema trattato, avrebbe potuto essere un capolavoro. Si sa, agli americani piace inserire patriottismi gratuiti e dipingersi come gli eroi imperituri, i buoni della situazione (lungi dal voler apologizzare il nazismo, dico semplicemente che la guerra è solo una scacchiera di atrocità) e nemmeno la fugace menzione dell'abbazia di Montecassino distrutta proprio dalle forze alleate basta a riequilibrare la bilancia. Il complesso monastico fondato da San Benedetto appare per pochissimi istanti nella parte iniziale del film, ma per la mia sensibilità è già troppo: due sole foto, scattate rispettivamente prima e dopo il terribile bombardamento del '44, testimoniano il disastroso stato in cui era stata ridotta l'abbazia, che era sopravvissuta a secoli e secoli di storia per trovare infine la morte nella guerra più sanguinosa che l'umanità avesse mai vissuto. Sempre all'inizio del film vengono mostrate le barricate erette dai milanesi nell'agosto del '43 per tentare un'ultima, disperata difesa dell'Ultima Cena di Leonardo; alla fine, invece, il Ritratto di giovane uomo di Raffaello viene inserito fra i dipinti ancora dispersi. La scena risulta però particolarmente amara perché lo spettatore aveva visto lo stesso quadro precedentemente dato alle fiamme insieme a centinaia di altri capolavori dai nazisti in fuga davanti all'avanzata incontrollabile degli Alleati. È una scena che mi ha fatto versare qualche lacrima, lo ammetto. Pur non avendo l'animo particolarmente tenero, questo, per dirla alla virgiliana, inflexit sensus animumque labantem impulit. Semplicemente perché non riesco a concepire come ciò sia potuto veramente accadere. È fuori dalla mia portata, dalla mia comprensione, da tutto quello a cui la mia mente può arrivare. Riesco ad accettare che monumenti e opere d'arte siano andati distrutti, per esempio, a causa del trascorrere dei secoli, oppure per tragici incidenti, oppure perché, semplicemente, nelle guerre del passato non esisteva il concetto di "tutela del patrimonio artistico": esisteva il presente, e il presente doveva essere distrutto. Riesco ad accettare che perfino la più alta espressione dell'umanità possa essere sconfitta da una forza ancora più potente quale è la natura, ma che qualcuno cancelli volontariamente e per sempre la nobiltà dell'animo fattasi concretezza... no, non ce la faccio. O forse non voglio farcela. Penso (anche) ai Fori Romani che avevano resistito perfino alle micidiali scorrerie dei barbari e che invece furono sfruttati a tradimento come cave di marmo dai papi, che non furono dissuasi nemmeno dalle accorate suppliche di artisti del calibro di Michelangelo e Raffaello. E soprattutto penso al fatto che quei tempi non torneranno più: l'arte classica è stata la vetta più alta mai raggiunta dall'umanità, che ha sì conosciuto altri picchi, ma mai di una tale grandezza. E data la china verso cui sembriamo essere destinati ad avviarci, salvare il passato è l'unica cosa che ci rimane da fare per vivere un futuro che sia più dignitoso possibile.
Per la cronaca, il Ritratto di giovane uomo di Raffaello fu davvero visto per l'ultima volta nel 1945, alla fine della guerra, e poi se ne persero le tracce. Nel 2012 le autorità polacche diffusero la notizia di averlo ritrovato nel caveau di una banca di una località sconosciuta. A loro dire, l'opera è sopravvissuta e attende di essere riscoperta da qualche parte nel mondo; in casi come questi, ci resta solo da sperare che un altro tassello di perfezione non sia andato perduto per sempre.

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