giovedì 10 luglio 2014

Nosce te ipsum

Un tale, accortosi che i cretini erano la maggioranza, pensò di fondare il Partito dei Cretini. Ma nessuno lo seguì. Allora cambiò nome al partito e lo chiamò Partito degli Intelligenti. E tutti i cretini lo seguirono.                                                                                                                (I miei mostri, Dino Risi)
Sebbene mi sia già dichiarata contraria alla suddivisione dell'umanità in "cretini" e "intelligenti", che altro non sono che i termini moderni per lo "stolto" e il "saggio" che compaiono nei testi antichi, appena mi sono imbattuta in questa citazione di Risi nel mare magnum della Rete non ho potuto fare a meno di fermarmi a riflettere sul suo reale significato. Ognuno di noi ha un'unica e determinata opinione di se stesso, eppure da ciò che ho riscontrato da quando mi sono accostata alla filosofia e ho dato avvio alla mia personale e infinita analisi del mondo, ho notato che la maggior parte di noi tende a sminuirsi più o meno provocatoriamente quando si parla dell'aspetto fisico, ma non accetta che vengano messe in discussione le sue capacità intellettive. In un certo senso mi fa piacere questo atteggiamento, in quanto sembra che vengano preferite le facoltà mentali alle apparenze fisiche, dall'altro mi preoccupa l'aver realizzato l'effettiva concezione che la maggior parte di noi ha di se stesso, ovvero quella di un genio incompreso dal resto del consorzio umano. L'avvento della società di massa ha portato all'annientamento dell'individuo come lo si conosceva sin dalla notte dei tempi e ora ognuno di noi, ignaro del proprio intrinseco valore di vita indipendente e unica in sé e per sé, tenta in tutti i modi di spiccare fra la folla a suo dire maledettamente omogenea in maniera attiva o passiva: mettendo in risalto se stesso o affossando gli altri, insomma. È un po' come andare a fare un esame e volerlo superare o in virtù dei propri meriti presentati come superiori o dicendo alla commissione che gli altri sono ignoranti (non è raro tuttavia che si adoperino entrambi i sistemi). Quali siano i meriti effettivi del soggetto in questione (ognuno di noi, nel caso non si fosse capito) e del campione che lo circonda non è dato saperlo, ma credo di poter affermare con una certa sicurezza che non vi sia alcuna differenza rilevante. Parliamoci chiaro, i geni sono uno su un miliardo, e non sempre chi è passato alla storia per un motivo o per l'altro (qui si parla di motivazioni... ehm, positive: entrare negli annali perché ci si chiama Hitler o Stalin, disgraziatamente, è tutta un'altra questione) aveva necessariamente qualcosa di speciale, una specie di soffio ultraterreno che gli svelasse aspetti ignoti dello scibile umano, sebbene in certi casi risulti quasi sorprendente constatare che si trattava di "semplici" umani, proprio come noi, e non di rado ci rifiutiamo di ammetterlo. Insomma, ognuno di noi è unico perché è un essere umano a sé e ha la sua anima, o comunque delle peculiarità mentali e attitudinali che lo differenziano dal resto del mondo che il resto del mondo non può capire perché semplicemente il resto del mondo non è una folla amorfa di grigi corpi inanimati ma una moltitudine multicolore di uomini e donne con la loro complessa personalità nei panni dei quali ognuno di noi si può e si deve mettere, perché viviamo in una società che, bene o male, ci garantisce i bisogni elementari di contatto con gli altri individui che ci chiede a gran voce la nostra stessa natura. Non mi sembra concettualmente difficile capire che per il mio prossimo anche io faccio parte del resto del mondo: si chiamano punti di vista, ma a quanto pare riuscire a concepirne o perfino a comprenderne uno che non sia il proprio è fonte di grande costernazione per l'uomo moderno, che personalmente mi piace paragonare al Don Rodrigo di turno rinchiuso nel suo palazzotto gelosamente abbarbicato sulla sua collinetta.
Non so quanti di coloro che mi leggono conoscono il fenomeno dei "ragazzi di Tumblr": si tratta invero di un nutrito gruppo di preadolescenti e adolescenti che frequentano il suddetto social network e che millantano di soffrire atrocemente per le più svariate ragioni (al contrario del malefico resto del mondo che invece risiede stabilmente nelle pubblicità del Mulino Bianco e si diletta nel preparare delizie pasticciere con lo Zorro che fu e una gallina dal nome imbarazzante e perciò non riesce nemmeno a concepire tale sofferenza) e di lenire questo dolore attraverso la raccapricciante pratica dell'autolesionismo; insomma, sono la versione pseudo-profonda delle directioners. Chi sono in realtà i ragazzi di Tumblr? No, non la versione 2.0 degli emo dei primi anni 2000, anche se ci siamo vicini: sono dei normalissimi adolescenti che durante questa delicatissima fase della vita hanno avuto la sfiga di imbattersi in qualcuno dotato di connessione ad Internet che riteneva che la crisi dell'adolescenza, una prassi fastidiosa ma comune per un qualsiasi essere umano sano di mente, fosse in realtà associabile a seri disturbi psichiatrici quali la schizofrenia, il bipolarismo o la sindrome di Stoccolma, tutte patologie vere e reali da cui questi lattanti blaterano di essere affetti. I tizi in questione, insomma, sono dei normali ragazzini che hanno mancato il confronto con la società e che di conseguenza si sono affidati solo al proprio metro di giudizio, influenzato più o meno subdolamente dal contatto con il mondo di Internet: niente di più sbagliato, inutile specificarlo. Hanno cominciato a credersi speciali e incompresi e ad alienarsi a tal punto dalla realtà da confonderla con le loro fisime o, peggio, da popolarla con nemici fittizi, gli avversari che probabilmente avrebbero voluto avere nella loro realtà dei sogni (ecco, forse questo è l'unico disagio psicologico di cui soffrono davvero). La perfetta conoscenza di se stessi, la profondità emotiva e la sensibilità intellettuale che gli adolescenti in questione vantano non possono in alcun modo essere separati dalla relazione con gli altri esseri umani e dalla distinzione tra esistenza pubblica e privata. Loro dicono di uscire di casa e di vedere sempre persone indifferenti o sorridenti per forza: mah, sarà mica che fuori di casa devi rispettare certe regole di un salutare buonismo e che sostanzialmente se la commessa del supermercato in lacrime ti fermasse per raccontarti che il suo ragazzo l'ha appena mollata non te ne fregherebbe niente? Al negozio vai per fare la spesa, non per sentire il piagnisteo dell'impiegata, e così come a te non importa nulla di lei a lei non importa nulla di te: se ti vuoi addentrare nella dimensione degli affetti, fatti accompagnare dai parenti o dagli amici (esatto, proprio come se stessi partecipando ad un quiz televisivo) e soprattutto cerca di conoscere meglio loro per essere meglio consapevole, di riflesso, di te stesso. Una persona sola sceglierebbe solo una via da seguire: un essere umano che ha a che fare con gli altri deve, per cause di forza maggiore, intraprenderne, o almeno scorgerne, più d'una, e di conseguenza è inevitabilmente avviato a ridimensionare l'assetto della propria coscienza morale. La profonda consapevolezza di se stessi risiede nella capacità di indagare a fondo anche sull'umanità che ci circonda e di arricchire la nostra personalità con la comprensione delle motivazioni altrui e dei limiti propri: cosa c'è di più umanamente nobile dell'atto di ammettere un errore commesso e di scusarsi perché sono state riconosciute come corrette le ragioni del prossimo? Io sono arrivata perfino a rinnegare tutta la mia preadolescenza, fatta di astio gratuito verso il prossimo, misantropia spicciola e pretesa di essere l'ombelico del mondo invero rinnegato dall'intero oikoumene: l'accesso al classico mi ha quasi trasformata e la rottura del mio guscio mi ha aperto un mondo intero. Sono giunta alla conclusione che ognuno di noi sia più o meno assimilabile ad un albero: la nostra essenza è racchiusa nel fusto, ma i legami con il mondo, e con questi anche i canoni da usare con se stessi si stabiliscono attraverso i rami. Beh, se il mondo andasse così sarebbe decisamente troppo facile, non credete? Fosse per me dichiarerei immediatamente grande festa alla corte di Francia, ma che volemo fa'?! Per cercare le differenze tra orgoglio e dignità sul dizionario ci vuole troppo tempo, e lo dico da "convertita".

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