giovedì 5 giugno 2014

Miserere mei!

Se c'è una cosa che si può imparare da Internet (ecco, forse solo quella) è che al degrado e allo squallore non c'è mai fine. Ripetete con me: MAI. Ripetetelo fino ad esserne pienamente consapevoli. Bisogna partire dal principio che sulla Rete tutto è relativo e tutto è concesso e il buon senso comune, quella massa informe di precetti non scritti che garantivano comunque un vivere pressoché civile, qui ha lo stesso valore di un sesterzio in Cina. È giusto? No, che domande. Ma dato che tutti pensano che, siccome è la Rete, niente è reale, hanno deciso di usare Internet come il proprio parco giochi. E mai che cadete dall'altalena e ve pijate 'na botta an fronte, direi. Il problema nasce dal fatto che questa gente possa scegliere di applicare cotali principi alla vita di tutti i giorni: tra il prendersi queste libertà nella propria vita virtuale e il prendersele nella propria esistenza vera, reale, tangibile il passo è pericolosamente e disgraziatamente breve. Chiunque mi conosca, almeno su Internet, sa che sono inevitabilmente e ambiguamente attratta dal disagio e non perdo occasione per gettare qualcuno o qualcosa nella fossa dei leoni; forse l'unica utilità che riesco a riconoscere ai disagiati è quella di farmi salire alle stelle l'autostima, anche se ammetto che non ci sia qualcosa di molto nobile nel constatare di essere superiori allo zero (insomma... quando sei conciata male perfino questo può aiutare). Dove voglio andare a parare? Ma nella questione directioners, ovvio! Mi ero ripromessa che prima o poi anch'io avrei dedicato un articolo alle simpatiche e inconsce protagoniste di questa pagina ed eccomi qui. Con quelle ragazzine ho a che fare da molto tempo (sì, ammetto anche che qualche volta -più di qualche volta- me la sono cercata) e mi stupiscono sempre per la loro capacità di sguazzare impunemente nello schifo che si sono create da sole: non "schifo" perché ascoltano gli One Direction o chissà chi altro, ché alla fine quei cinque sono solo un innocuo e ameno gruppetto di bimbiminchia, ma perché fanno fare a questi poveracci le cose più oscene, roba che insomma sarebbe degna della vita sessuale di una coppia composta da un greco e una giapponese. In due anni di appassionato ardore nella ricerca del disagio sono venuta finalmente a conoscenza delle dinamiche con cui l'essere umano si può degradare sino all'infimo stadio: all'inizio mi scandalizzavo per gente che offendeva il prossimo a casaccio in virtù dei differenti gusti musicali, ma, me misera!, non avevo nemmeno la più pallida idea di quello che sarebbe accaduto successivamente. Non potrei mai e poi mai stilare una classifica del disagio perché semplicemente ogni cosa fa schifo a modo suo: certo, anche Dante, che pure aveva a che fare con l'intera gamma dei peccati del genere umano, è riuscito ad sistemarli in ordine di gravità, ma il Sommo Poeta (che qui ammetto di aver nominato invano e nei confronti del quale farò ammenda leggendo un canto a caso dell'Inferno) non aveva mica a che fare con un'orda di tredicenni che magari attendono ancora il menarca e si comportano come se la loro ultima partner lavorativa fosse stata la Messalina dei tempi d'oro. Fra le cose che, per usare un eufemismo, mi hanno lasciato maggiormente interdetta, ci sono state le fyccine (nel gergo, questo termine designa gli scritti dei fan di bassissima qualità) su EFP, il quale sito, come un novello Paese delle Meraviglie in cui ogni regola è sovvertita, ospita (o ha ospitato) i peggiori aborti della mente umana. Si va dai classici racconti in cui il cantantucolo di turno è un selvaggio stupratore a quelli in cui lo stupro sfocia pian piano (nei tempi delle fyccine, il "pian piano" equivale in media a "due giorni") in una relazione malata tra un pazzo deficiente che nella vita reale si meriterebbe al massimo un TSO e una portatrice sana della brutta copia della sindrome di Stoccolma. Particolarmente rilevanti, poi, le relazioni a tre, quattro, cinque e diciassedici (in genere omosessuali e comprendenti i membri del gruppo) e quelle in cui si giunge perfino alla pedofilia e all'incesto.
Sì, la pedofilia e l'incesto.
Recentemente è comparsa pure una tipa che ha scritto di una mocciosa che si è fatta ingravidare da Justin Bieber all'età di cinque anni (il riferimento è alla triste storia di Lina Medina)
Sono argomenti disturbanti già di per sé, ma quando vengono maneggiati dalle ragazzine creano un effetto che forse può solo essere vagamente reso dalla reazione di una bottiglia di coca-cola quando vi si gettano dentro delle mentos. Altre vette di rara bellezza sono state raggiunte con le fyccine a tema storico: alzi la mano chi di voi non ha mai sognato di essere violentata, in veste di ebrea, dal proprio cantante preferito trasformato per l'occasione in un soldato nazista (mi si rivolta la bile solo a scriverlo).
- Io, e che cazzo.
- Indy, tu non conti. Tu sei me.
- Seh, te piacerebbe.
Ormai, dopo tutto questo tempo, è perfino sbollita la rabbia. Prima mi si faceva il sangue acido solo a leggere i titoli di quegli orrori che, per la cronaca, mi orripilavano non per i temi trattati (da brava classicista, nessuna perversione sessuale o cattiveria di sorta può minimamente scalfirmi), ma per l'abominevole combinazione tra: concentrato di Mary Sue e Gary Stu, errori grammaticali che non ci resta che piangere, associazione tra poppanti e idoletti di serie z, stupro seriale nei riguardi di qualsiasi campo dello scibile umano, temi rilevanti e delicati; ora, invece, non mi aspetto più nulla. Non so se possa esistere un "peggio" rispetto a quello che ho già visto (in realtà sì, lo so che esiste, io lo so, ma ogni volta mi piace essere ottimista e compiere lo stesso errore, quello di pensare di aver visto tutto ormai) e l'unica cosa che mi chiedo è come facciano queste tipe a vivere la loro vita fuori da Internet, ammesso che ne abbiano una. Io ho visto gente che s'è creata un secondo profilo su Twitter, l'ha spacciato per quello di una presunta migliore amica e dopo ha inscenato la morte della suddetta per acchiappare seguaci. Questa non è la follia di un momento, la frasetta scritta lì per lì per creare un polverone, è qualcosa di pianificato per mesi e mesi a mente fredda. Fa quasi paura.
- Beh, se proprio vogliamo parlare di doppie personalità...
- Indy, taci.
Un'altra ha inventato di essere stata stuprata, salvo poi sbugiardarsi qualche giorno dopo facendo un quiz idiota su Twitter in cui dichiarava di essere vergine. In molte si sono giocate la carta del bullismo e del cyberbullismo (i pochi maschi disagiati hanno approfittato dell'occasione per fare le vittime e rimorchiare un po'); un'altra ancora ha inventato di essere stata pestata dalla sua amica del cuore, un'altra ha detto di essere stata quasi strangolata dalla madre col cordino dell'Iphone...
- No Maria, io esco. Sayonara, babbei.
... e poi c'era quella che ha millantato di essersi presa il tetano tagliandosi con una lametta arrugginita. Una ha puntato tutto sulla morte della madre, un'altra sull'abbandono da parte del padre; c'è chi s'è inventata un tumore al cervello e chi ha candidamente manifestato il desiderio di averne uno (non scenderò così in basso da augurare loro che tale desiderio si realizzi, perché so che non sono consapevoli di quello che dicono), chi invece s'è creata una gravidanza e ha anche espresso i propri dubbi in merito al nome da scegliere per il pargolo tramite sondaggio (allo spareggio, comunque, c'erano i nomi di due degli idoli più gettonati). Molto fantasiosa quella che voleva vendersi il rene per pagarsi il biglietto per il concerto degli idoli, meno originali quelle che si tagliano e pubblicano immagini col sangue in tutte le salse (la battuta nasconde una macabra verità: ci sono in effetti alte probabilità che quello delle foto sia ketchup dopo un veloce ritocco con Photoshop). Ai crimini commessi da questa banda di decerebrate si aggiungono il deturpamento di monumenti -io stessa fotografai le loro barbare incursioni sul campanile del Santuario di Pompei-, il bullismo esercitato su alcune poveracce ree di essere state baciate dalla Dea Bendata al posto loro, le calunnie diffuse sul conto di queste ultime, il furto, lo sperpero delle finanze altrui e altre amenità che ora non mi sovvengono. Concludo in bellezza con quella che forse è l'azione più eclatante: il pestaggio di una ragazza di colore ad un raduno di beliebers a Milano nel settembre dell'anno scorso. Alè. Cos'è che avevo detto all'inizio? Che la linea di demarcazione tra vita reale e vita virtuale era sottile? Mi correggo: qui è inesistente.

P.S. Trovo che questa canzone si addica particolarmente alle mocciose. Salutatemi la borsetta di mammà.

2 commenti:

  1. La linea di demarcazione qui è inesistente perché queste povere persone pensano che la realtà virtuale sia l'unico mondo dove possono dettare loro le regole, purtroppo non si rendono conto di essere ampiamente manipolate dalla stessa rete che loro dicono di dominare.

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  2. Vedo con piacere che ti diverti a cercare il disagio. Sapevo che il genere umano fosse assai malato ma non sino a questo punto, quindi grazie per aver alimentato con queste bellissime descrizioni la mia visione idilliaca del futuro.

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